La città sorge nell'alta pianura lombarda ad una quota di 162 metri s.l.m.; il centro di Monza dista circa 12 chilometri dal centro di Milano (circa 7 chilometri dal confine di Milano) e circa 40 chilometri da Lecco e Como. È separata da Milano dal solo comune di Sesto San Giovanni.
L'area urbana di Milano comprende Monza, l'intera provincia di Monza e Brianza e i comuni della città metropolitana di Milano.
Il suo territorio è attraversato da nord a sud dal fiume Lambro. All'ingresso a nord nel centro storico, fra le vie Zanzi e Aliprandi, una biforcazione del fiume creata artificialmente a scopo difensivo nei primi decenni del XIV secolo dà luogo al Lambretto, che si ricongiunge al corso principale del Lambro alla sua uscita a sud dall'antica cerchia delle mura (oggi interamente demolite). Un altro corso d'acqua, anch'esso artificiale, è il Canale Villoresi, realizzato nel XIX secolo, che attraversa il territorio di Monza da ovest a est incrociando il Lambro al confine settentrionale del quartiere San Rocco. L'architetto e designer Gualtiero Galmanini è stato autore dei piani urbanistici della città di Monza nel XX secolo.
L'idrografia di Monza e della zona dei comuni confinanti è particolarmente complessa, sia per cause naturali, vista la cospicua presenza di fiumi, torrenti e fontanili, che formano un vero e proprio groviglio idrico, sia per questioni legate ai lavori di canalizzazioni e di deviazione dei corsi d'acqua eseguite dall'uomo, aventi il proprio inizio durante l'epoca romana, che hanno portato alla realizzazione di numerose rogge, canali e laghi artificiali. Visto che l'acqua è abbondante e facilmente raggiungibile, nel Monzese gli antichi Romani non realizzarono mai acquedotti[5].
I corsi d'acqua più importanti che interessano Monza e i comuni limitrofi sono i fiumi Lambro, Adda e Seveso, i torrenti Molgora, Certesa, Molgoretta, e il Canale Villoresi.
Secondo una leggenda, la regina Teodolinda, per riposarsi durante una battuta di caccia del re e della corte longobarda, si addormentò lungo la riva del fiume Lambro. In sogno avrebbe visto una colomba, simbolo dello Spirito santo, che le avrebbe pronunciato la parola modo, ad indicare che avrebbe dovuto dedicare quel luogo a Dio. La regina a quel punto avrebbe risposto etiam, indicando la sua piena accondiscendenza al volere divino.
Dall'unione delle due parole modo ed etiam sarebbe poi quindi nato il nome della città: Modoetia.
L'episodio è narrato, insieme ad altri della vita della regina, nel ciclo di affreschi, eseguito nel XV secolo dai fratelli Zavattari, che decora interamente le pareti della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza.
( Foto:Tripadvisor - ilcittadinomb.it testo: wikipedia)