Poviglio ed il suo territorio sono sede di antichi stanziamenti testimoniati dalla ricchezza, varietà e distribuzione dei ritrovamenti archeologici. Al periodo neo-eneolitico corrispondono quattro accette in pietra verde levigata, rinvenute nel territorio povigliese. Diversi sono i siti attribuibili all'età del bronzo recente (1300-1200 a. C. ). Alcuni di questi siti furono individuati già alla fine dell'Ottocento da Gaetano Chierici con il rinvenimento di tombe con l'iscrizione funeraria dei Papinii in Via d'Este e la terramara con rustico romano nel podere S. Rosa, sempre nella stessa via. La terramara di Fodico (circa 7 ettari) era nota assieme a quella di Motta Balestri (Brescello), Monticelli (Castelnuovo Sotto)e quella più vasta di tutte le Case del Lago a Campegine. L'applicazione della prospezione archeologica, adottata per la stesura di una carta archeologica del Comune, sta facendo emergere anche gli aspetti relativi all'evoluzione ambientale del territorio: un esempio ne è il rinvenimento di un antico corso d'acqua presso Fodico. Nel III e II secolo a. C. inizia il processo di romanizzazione della Valle Padana e Poviglio non rimane estraneo ai radicali mutamenti d'ordine economico, sociale ed ambientale che questa civiltà impone. Poviglio è compreso nell'area centuriata circoscritta tra il Po, il Crostolo e l'Enza: quello che fu l'antico territorio di Brescello (Brixillum). Durante i lavori di costruzione, negli anni '30, della Via d'Este, fu recuperata una stella dei Papinii, appartenenti alla tribù Pollia, confermando l'alto grado di popolamento dell'agro brescellano. Altro importante rinvenimento è un mattone bollato con la sigla Q. POP. riferibile ad un "Popilius" proprietario di un "fundus". La centuriazione con la fitta maglia di un reticolo formato da cardini e decumani che si intersecano fra loro ad angolo retto caratterizza gran parte del territorio del Comune. La centuriazione influisce direttamente anche nell'organizzazione interna dei campi: esempi di cui se ne conservano ancora i segni sono le famose piantate (la vite maritata agli alberi), le carraie, i canali(1). Il Molossi menzionando Poviglio ne riporta accanto anche una delle tante varianti toponomastiche: Pupilium. L'origine del toponimo non è a tutt'oggi appianata; potrebbe derivare dal personale latino 'Popilius', come si diceva testimoniato in zona da laterizi vollati, e trovare conferma anche in quelle forme, abbondantemente deformate, attestate dalla cartografia storica: Pui, Puvi, Puiglio, Poiglio o nei documenti medievali con Popilium, Pupilium, Povilium, Poviglia(2). La prima memoria scritta su Poviglio di cui si è a conoscenza è un contratto d'affitto del 1018 stipulato tra frati del Consorzio dello Spirito Santo della Cattedrale di Parma e due fratelli povigliesi. Nel 1195 l'imperatore Enrico VI conferma ad Obizzo Sanvitale, vescovo di Parma, tutti i privilegi esistenti nei feudi e nei castelli di sua pertinenza fra i quali vengono citati Montecchio, Castelnuovo Sotto, Gualtieri e Poviglio(3). Una lotta secolare si svolse attorno al castello che appartenne ai da Correggio, ai Dal Verme, ai Gonzaga, ai Farnese ed ai Borbone. Fu più volte smantellato e ricostruito scomparendo nel XIX secolo. La prima notizia che menziona il castello di Poviglio è del 1060. Una prima pianta, o meglio schizzo, del castello, risale alla metà del Cinquecento ed è conservata all'Archivio di Stato di Parma. Da essa se ne può rilevare che era su pianta quadrangolare, con torri agli angoli orientate rispettivamente verso Castelnuovo, Casalpò, Brescello e Parma. La torre verso Castelnuovo era costruita su fondamenta solide da cui iniziava il muro di cinta; le altre si ergevano su grossi tronchi. Il Molossi già all'inizio dell'Ottocento scrive: "... la sua forma, ora assai alterata, è quella di una croce greca, essendo gli spigoli di essa formati da 4 bastioni. S'innalza alcun poco sovra la sua bassa pianura, ed è cinto da una fossa... ". Nel 1400 durante i lavori per la sua ricostruzione viene foritificato ad opera di Jacopo Dal Verme. Altri lavori di restauro e rafforzamento della rocca vengono ordinati da Ottavio Farnese nel 1555-1557. Del castello, attualmente, non rimane alcuna traccia; al suo posto, ora vi è la piazza(4). Recenti scavi presso la chiesa ne hanno forse riportato alla luce parte dei resti. Con l'avvento di Napoleone Poviglio fu incluso nel "Dipartimento del Taro", ma nel 1811 al territorio veniva dato un nuovo assetto con la creazione del "Dipartimento del Crostolo" comprendente l'ex-Ducato di Guastalla a cui venne annesso Poviglio. Dopo il Congresso di Vienna, nel 1815, Poviglio ritorna al Dipartimento del Taro con Maria Luigia e dopo la sua morte, Carlo II Borbone cede al Ducato di Modena, Guastalla ed il territorio parmigiano sulla destra dell'Enza fra cui Poviglio, Gattatico, Ciano, Rossena, Selvapiana, che passano così, in modo definitivo, alla Provincia di Reggio. La chiesa dedicata a S. Stefano risale probabilmente all' XI secolo. Tra il XIII ed il XIV secolo figura come Plebana cui erano soggette le chiese di Meletole, Godezza, Olmo, Casalpò, Fodico, S. Francesco di Castelnuovo di Sotto, Cogruzzo e S. Ilario. La chiesa, in origine diversamente disposta con ingresso a settentrione, è stata restaurata nel secolo scorso. Presenta una ampia e luminosa facciata, ripartita da lesene, orientata liturgicamente. Il prospetto è bipartito con parte centrale sopraelevata, conclusa da frontispizio triangolare, raccordata ai lati da fastigi arcuati con acroteri piramidali in vertice. La torre campanaria più volte rifatta, risale al XIV secolo. La cella superiore è a trifore con copertura piana balaustrata. L'interno della chiesa è a tre navate ripartite da pilastrate.( foto:diocesi.re.it - gazzettadireggio.gelocal.it testo:4000luoghi.re.it)